Centro di Nutrizione e Consulenza a Caltagirone (CATANIA, Sicilia)

15 dicembre 2010

Dieta Mediterranea


Quì si segue la "Dieta Mediterranea"

Il termine “Alimentazione” si riferisce alla semplice azione di assunzione da parte di un organismo vivente, delle sostanze indispensabili per il suo metabolismo e le sue funzioni vitali quotidiane.

Con il termine “Dieta” s’intende l’insieme degli alimenti che un essere umano assume abitualmente, la dieta umana rispecchia i fabbisogni sostanziale ed energetico, oltre che le condizioni di vita e le abitudini alimentari che la persona segue.

Con il termine “Nutrizione” s’intende la scienza che studia il rapporto tra la Dieta (intesa come regime alimentare) e lo stato di salute o malattia. La nutrizione si basa sul principio che lo stato di salute viene mantenuto grazie all’assunzione di principi nutritivi necessari a:

- Fornire energia per il mantenimento della funzione vitale e per le attività corporee

- Fornire materiale plastico per la crescita, il rimodellamento e la riparazione dei tessuti

- Fornire materiale regolatore delle reazioni metaboliche.

La nutrizione studia il rapporto tra alcuni principi nutritivi e lo sviluppo o la prevenzione di alcune malattia non direttamente causate da carenze o eccessi i nutrienti, ma comunque significativamente influenzate da fattori nutrizionali.

Per concludere la Nutrizione utilizza come mezzo la dieta affinché si abbia il raggiungimento di un’ ottimo stato di salute.

Oggi la Dieta Mediterranea viene usata nella prevenzione primaria di malattie cardiovascolari, per tale motivo bisogna sempre favorirla alle altre tendenze alimentari risultate essere deleterie per la nosta salute (come la Dieta Americana da Fast Food).

15 ottobre 2010

Counting dei Carboidrati


Primo passo: riconoscere i carboidrati.

I nutrienti si suddividono in tre categorie, ovvero carboidrati, lipidi o grassi, e proteine. Ce in più una quarta categoria costituita dall'alcool, il quale non è un nutriente vero e proprio ma fa parte della culturale alimentare dell'uomo da millenni.


Secondo passo: imparare a conoscere quali elementi considerare.

Il dato che più ci interessa è quello realtivo ai carboidrati. Individuati gli elementi da prendere in cosiderazione,  ci resta da sapere quanto "valgono", cioè qual è il loro contenuto percentuale di carboidrati. A questo proposito ci sono tabelle apposite, che riportano il contenuto in carboidrati di ciascun elemento. 


Terzo passo: contare i carboidrati a tavola. 

Una volta individuati gli alimenti su cui focalizzare la nostra attenzione, dovremo procedere con il fare due calcoli.

Per calcorare i carboidrati bisogna prima stimare e saper calcolare in modo il maggior preciso possibile la quantità degli alimenti. All'inizio può venire utile pesare con una bilancia gli alimenti, ma solo nella finalità di raffrontare e impratichire l'occhio a riconoscere i pesi. Per ragioni pratiche non sempre è possibile pesare gli alimenti, quindi il diabetico dovrebbe acquisire la capacità di riconoscerli a occhio o usando unità di misura standard con gli attrezzi da cucina (p.e. un mestolo di pasta corta a crudo quanti grammi sono?). Quindi il diabetico senza esperienza inizierà pesando l'alimento (o consultando attentamente le etichette), imparerà poi a fare una stima a occhio nudo, utilizzando sempre la bilancia per verificare se le stime sono corrette (esempio: prende una mela normale, la pesa ed è 150 gr, si eserciterà a indovinare il peso di mele di dimensioni diverse, oppure imparerà a confrontare i pesi delle paste e il loro aspetto a cotto e a crudo), e una volta che avrà acquisito l'arte potrà essere totalmente indipendente dalle bilancie, e imparerà con buona approssimazione a capire da solo il peso degli alimenti.

Una volta traferite su un taccuino le quantità stimate, si potrà quindi molteplicarle per il contenuto medio di carboidrati dell'alimento in questione e dividere il tutto diviso cento. Ecco che si avrà la quantità di carboidrati contenuta effettivamente in quella porzione


Quarto passo: calcolare quanta insulina è necessaria.

Ora bisogna contare quante unità di insulina sono necessarie per il pasto, ed è necessario sapere quale è il proprio rapporto insulina/carboidrati, ovvero sapere quanti grammi di insulina vengono bruciati nel nostro organismo da una unità. E' un dato ovviamente soggettivo che va stabilito empericamente con il diabetologo, e si situa normalmente tra 8 e 15. 

Prendendo quindi ad esempio il pasto di cui sopra e ipotizzando un rapporto cairboidrati/insulina di 12 (ogni unità di insulina brucia per ipotesi 12 grammi di carboidrati) avremo il risultato seguente.

In ultimo (ma non per importanza) Come effettuare le correzioni 

Come tutti ben sappiamo, può accadere di trovare la glicemia troppo alta prima di un pasto e di dovere pertanto adeguare la dose di insulina anche a questa situazione imprevista, dovendo quindi aggiungere una quantità supplementare all'insulina già prevista.

Esiste un metodo semplice ed efficace per arrivare alla soluzione: basta dividere un numero fisso (1500 per chi usa la rapida, 1800 per chi usa l'analogo) per il numero totale di unità giornaliere (la media).Il risultato rappresenterà con buona approssimazione la quantità in mg/dl di calo glicemico ottenibile aggiungendo una unità, chiamato comunemente fattore di sensibilità.



Attenzione: e' opportuno far leggere al proprio medico i consigli ed i calcoli effettuati con il Conting dei Carboidrati. E' importante che il medico curante sia a conoscenza dell'applicazione del conteggio dei carboidrati per valutarne la congruità con i suoi indirizzi terapeutici.


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13 settembre 2010

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Prima visita     












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24 giugno 2010

Manuale di Autocontrollo

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30 aprile 2010

Lo sai cosa mangi?


E’ un’abitudine molto diffusa quella di comprare alimenti senza leggere né ingredienti né Tabelle Nutrizionali, per molti è sufficiente leggere la data di scadenza e, soprattutto, il prezzo. Ma sei consapevole di cosa mangi?
Ho paura di no!
Leggere le etichette, le tabelle nutrizionali e gli ingredienti è un comportamento intelligente e responsabile ed è importante, soprattutto, per la Tua salute. Sino a poco tempo fa abbiamo assistito in televisione all’ennesimo scandalo sul cibo scaduto, alimenti di dubbia origine lavorati in laboratori privati e senza alcuna garanzia. Per tale motivo, ora più che mai, dobbiamo acquistare alimenti prodotti in stabilimenti italiani di cui è chiaro il nome della ditta e l’origine della materia prima (carne, latte, ortaggi ….) che deve essere rigorosamente italiana (sinonimo di qualità). Leggere l’etichetta ci aiuta ad affrontare un’importante decisione che mette in rapporto Prezzo/Qualità/Salute. Innanzi tutto è importante leggere gli ingredienti, ossia, l’elenco delle sostanze contenute nel prodotto che stiamo acquistando. Chi soffre di colesterolo alto o ha avuto casi di ischemia, o soffre di diabete o allergie alimentari o qualunque altra patologia deve, necessariamente, sapere leggere le etichette degli alimenti.
Quali sono gli ingredienti da evitare?
Possiamo leggiere tra gli ingredienti: “Margarina di origine vegetale”, “Strutto”, “Grassi Idrogenati” o “Grassi Saturi”. Questi grassi sono seriamente pericolosi per chi soffre di Colesterolo alto, Diabete o ha avuto già casi di Ischemia in quanto aumentano i livelli di “Colesterolo LDL” (cattivo) provocando l’ostruzione delle arterie con fenomeni di infarto e ictus.
Tra gli ingredienti possiamo anche leggere: “Fecola di Patate” o “Sciroppo di Glucosio” o “Amido di Mais”, che vengono impiegati per addensare, per esempio, i minestroni surgelati o le marmellate o le creme ecc.. Questi causano i “Picchi Glicemici”, ossia, l’innalzamento della glicemia dopo il pasto e se assunti frequentemente causano uno scompenso glicemico dovuto al cattivo controllo dei livelli di glicemia che troppo a lungo rimangono con valori al di sopra 140 mg/100 ml.
Il sale (indicato anche come Sodio) è uno dei componenti sempre presenti tra gli ingredienti, chi soffre di Pressione alta e Cirrosi con insorgenza di Ascite deve controllarne la quantità per evitare ulteriori complicanze.
Chi soffre di “Sindrome del Colon Irritabile”, di “Diverticoli” o di “Dolori addominali dovuti a gonfiore” deve sempre controllare se tra gli ingredienti è indicata la presenza di “Agenti lievitanti” e di “Crusca” e deve controllare la quantità di “fibra” indicata nella tabella nutrizionale. La crusca ha effetto “Carta vetrata” sulle pareti del colon in presenza di diverticoli e la rottura di alcuni di essi può provocare la presenza di sangue nelle feci con conseguente dolore, in oltre se assunto in grosse quantità in chi soffre di Sindrome del colon irritabile, può provocare un aggravamento della stitichezza. Gli Agenti lievitanti possono alterare la flora batterica intestinale o provocare la fermentazione di zuccheri in fase di digestione con formazione di aria dando senso di pesantezza e di gonfiore con possibili crampi addominali.
Chi soffre di allergie alimentari come al “Nichel” o al “Glutine” o a qualunque altra sostanza, la Legge Italiana impone alle industri di trasformazione e lavorazione di alimenti ad indicare, tra gli ingredienti, le possibili tracce di componenti che possono causare allergia o, in casi più gravi, shock anafilattici.
Ricorda sempre che la salute è importante e che la prevenzione nasce già a partire da ciò che mangiamo. Leggere le etichette alimentari può aiutare a renderti la vita più semplice.

26 marzo 2010

Differenza tra il Medico Dietologo, Biologo Nutrizionista e il Dietista

OGGETTO: Trasmissione parere Sezione II. Seduta del 15 Dicembre 2009

Si trasmette il parere dal Consiglio Superiore di Sanità, Sezione II, nella seduta del giorno 15 Dicembre 2009, concernente:

" Competenze del Biologo Nutrizionista"


Per conoscere e sapere chi sono:

  • il Medico Dietologo
  • il Biologo Nutrizionista
  • il Dietista


















Problemi con il cibo? Parlane!!!

Cosa s’intende per “Disturbo del comportamento alimentare”?

I disturbi del comportamento alimentare costituiscono l’insieme di tutte le sindromi psichiatriche che si manifestano attraverso un comportamento alimentare disturbato.
All’interno di questa definizione sono racchiusi tre tipi di patologie:

1. Anoressia nervosa (AN)
2. Bulimia nervosa (BN)
3. Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati  (DCAnas)

È opportuno inoltre sottolineare che i disturbi del comportamento alimentare tendono a presentarsi all’esordio in modo eterogeneo, così come nel corso del tempo possono andare incontro a profonde modificazioni cliniche e psicopatologiche, responsabili di oscillazioni lungo un continuum sintomatologico estremamente ampio.

5 febbraio 2010

La differenza tra Allergie e Intolleranze Alimentari




Il termine "Allergia" deriva dal Greco e significa "reazione diversa", fu coniato per la prima volta da von Pirquet nel 1906 per indicare l'alterata reattività dell'organismo nei confronti di sostanze generalmente innocue.

Le allergie Alimentari provocano una risposta clinica ad un determinato alimento basata su una reazione immunologica. Ciò vuol dire che l'allergia alimentare si ha perchè un particolare componente (allergene) contenuto nell'alimento scatena il sistema immunitario dell'organismo.

I princiapali allergeni contenuti negli alimenti sono:


  • le proteine del latte: queste sono contenute anche in tutti i derivati del latte come Yogurt e formaggi, ciò vuol dire che chi è allergico alle proteine del latte lo sarà anche per i suoi derivati.

  • albume: la cottura delle uova fà si che le proteine contenute nell'albume si deteriorino parzialmente riducendo l'effetto allergenico.

  • Vacilina: è un'allergenen contenuto nei legumi, nelle noci, nelle nocciole e nelle mandorle.

  • Mele e Prunoidee: l'allergia a prugne, albicocche, pesche e ciliegie è spesso dovuto ad un'allergia già pre-esistente ad alcuni pollini e al lattice.

  • Pesce: il più allergenico è il merluzzo, i crostacei, i molluschi di mare.

  • Carni: il maiale è il più callergenico rispetto agli altri tipi di carni.

I sintomi delle allergie alimentari

Stomatite ulcerosa, Esofagite, doloriaddominali ricorrenti, stipsi diarrea o alternanza, dolori colici ricorrenti, enuresi (perdita di urine involontarie), dolori osteo-articolari, sindromi a carico del sistema nervoso centale (emicrania), sindrome orale allergica (gonfiore delle labbra, prurito nel cavo orale, rigonfiamento della lingua, bruciore della gola e problemi respiratori con effetti asmatci).

Intolleranze Alimentari

L'intossicazione alimentare comprende ogni reazione che segue l'ingestione di un alimento, la reazione può essere tossica (cioè dovuta a sostanze tossiche presenti nell'alimento come residui di pesticidi o altro) o non tossica (in questo casto è provocato dalla composizione chimica dell'alimento, dagli additivi ecc.). Le intolleranze alimentari non sono dovute dalla presenza di allergeni e non scatenano il sistema immunitario dell'organismo. La manifestazione dell'intolleranza è dovuto da un deficit enzimatico nostro, per esempio:



  • Intolleranza al lattosio: è dovuto dal fatto che a noi manca l'enziama (Lattasi) ingrado di digerire il lattosio. Tale enzima si produce in maggiore quantità quando si è piccoli, o meglio fino a quando noi ci nutrima di latte e quindi assumiamo calcio. Con l'avanzare dell'età si tende sempre di più ad evitare il latte riducendo, inevitabilmente, anche l'ingestione di calcio e questo provoca la riduzione della produzione dell'enzima lattasi. La mancata presenza di questo enzima provoca la non digestione del lattosio (zucchero presente nel latte) che passa, nel primo tratto intestinale, inalterato finendo nella zona dove sono presenti i batteri intestinale che utilizzano il lattosio per nutrirsi provocando formazione di gas, gonfiore addominale, flatulenza, diarrea. Il lattosio è contenuto anche: nei prodotti dell'infanzia, nei dolci, nelle caramelle, nel gelato, cioccolato anche fondente, margarine, prosciutto cotto e insaccati in genere, pizza bianca e rossa. Il lattosio è anche contenuto nei formaggi spalmabili, molli e semimolli come la mozzarella, ma non è contenuto nei formaggi stagionati.

  • Intolleranza all'amido: è contenuto nel riso e nelle patate, la manifestazione dell'intolleranza è dovuta dal deficit dell'enzima che permette la digestione dell'amido.
I sintomi delle intolleranze alimentari sono, sostanzialmente: diarrea, vomito, dolori addominali e, in alcuni casi, febbre.
Per diagnosticare le allergie alimentari vengono impiegati dei test sia in vivo che in vitro:
  • Tes cutanei in vivo (SPT): si basa sulla puntura con apposite lancette della superficie volare dell'avambraccio e l'apposizione di estratti allergenici. La capacità predittiva positiva degli SPT è inferiore al 50% e quella negativa è superiore al 90 %. Risulta essere un test poco attendibile in caso di positività ad allergia alimentare.
  • Test in vitro (RAST): consiste in un prelievo di sangue ed in una serie di indagini in laboratorio. La capacità predittiva positiva degli RAST è come quella del test SPT, è inferiore al 50% e quella negativa è superiore al 90 %. Risulta essere un test poco attendibile in caso di positività ad allergia alimentare e in più è molto costosa.
  • Test di provocazione: viene fatto esclusivamente in ambito ospedaliero, si somministrano gli allergeni e si attende lo scatenamento del istema immunitario. E' il test più attendibile in assoluto.
  • Tutti gli altri test risultano essere poco attendibili e senza alcun presupposto scientifico.
La terapia Dietetica
L'unica terapia di sicura efficacia nelle allergie alimentari è la dieta di eliminazione per uno o più cibi verso cui si stata riscontrata una ipersensibilità.
La Dieta Ipoallergenica:
  • riso bollito
  • tacchino, agnello (ai ferri o cotto al vapore)
  • lattuga fresca
  • pere sbucciate, ananas fresca
  • olio extra vergine di oliva
  • tè e zucchero di canna
  • acqua minerale.
Qualora i sintomi regredissero occorre tornare alla dieta normale e osservare la loro eventuale ricomparsa.

4 febbraio 2010

Cosa sono i Carboidrati?


  • carboidrati, detti anche glucidi (dal greco "glucos" = dolce) sono sostanze formate da carbonio ed acqua.
  • In base alla loro struttura chimica i carboidrati vengono classificati in semplici e complessi
  • glucidi semplici, comunemente chiamati zuccheri, comprendono i monosaccaridi, i disaccaridi e gli oligosaccaridi

Zuccheri Semplici


GLUCOSIO : si trova normalmente nei cibi, sia in forma libera, sia sotto forma di polisaccaride. Costituisce la forma in cui devono essere trasformati gli altri zuccheri per poter essere utilizzati dal nostro organismo. Solo il 5% della quantità totale di carboidrati presenti nel nostro organismo è rappresentato da glucosio circolante nel sangue. Indice glicemico = 100
FRUTTOSIO : si trova in abbondanza nella frutta e nel miele; viene assorbito nel piccolo intestino e metabolizzato dal fegato che lo trasforma in glucosio. Il suo indice glicemico è molto basso, pari a 23
GALATTOSIO : in natura non si trova libero ma legato al glucosio forma il lattosio, lo zucchero del latte.
SACCAROSIO : glucosio+fruttosio; molto comune in natura è presente nel miele, nelle barbabietole e nella canna da zucchero. Il suo indice glicemico è 68 ± 5
LATTOSIO : glucosio + galattosio; è lo zucchero del latte ed il meno dolce tra i disaccaridi. Il suo indice glicemico è 46 ± 6
MALTOSIO : Glucosio+glucosio; poco presente nella nostra dieta si trova principalmente nella birra, nei cereali e nei germogli. Il suo indice glicemico è 109
MALTODESTRINE : le maltodestrine sono oligosaccaridi derivanti dal processo di idrolisi degli amidi. Vengono impiegate come integratori energetici e possono essere utili negli sport di durata. Forniscono energia a breve e medio termine senza affaticare troppo l'apparato digerente.
Gli zuccheri semplici si trovano: nella frutta, nel miele e nella marmellata

Carboidrati complessi


AMIDO : è' la riserva glucidica dei vegetali. Abbonda nei semi, nei cereali; si trova in larga quantità anche in piselli, fagioli e patate dolci. In natura è presente in due forme, l'amilosio e l'amilopectina. Più è alto il contenuto di amilopectina e più l'alimento è digeribile.
FIBRE : sono polisaccaridi strutturali, tra cui la più importante è la cellulosa. Il nostro organismo non è in grado di utilizzarle a scopo energetico, ma la loro fermentazione a livello intestinale è essenziale per regolare l'assorbimento dei nutrienti e per proteggere il nostro organismo da numerose patologie. Si dividono in idrosolubili e non. Le prime chelano interferendo con l'assorbimento dei nutrienti, tra cui il colesterolo , le seconde attirano acqua accelerando lo svuotamento gastrico. Il contributo calorico della fibra nella dieta è nullo.
GLICOGENO : è un polisaccaride simile all'amilopectina utilizzato come fonte di deposito e di riserva energetica primaria. Viene immagazzinato nel fegato e nei muscoli fino ad un massimo di 400-500 grammi. Il glicogeno presente negli animali viene quasi completamente degradato al momento del macello per cui è presente in quantità estremamente ridotta negli alimenti.
I carboidrati complessi si trovano: nel mais, nelle patate, nel riso, nel grano, nei legumi, nelle patate e nella pasta.

Counting dei Carboidrati



Nonostante i progressi ottenuti negli ultimi anni nel trattamento farmacologico, la Terapia Nutrizionale, sinonimo di educazione terapeutica, resta sempre il cardine della terapia della malattia diabetica. La storia più recente recupera il ruolo essenziale della terapia nutrizionale: l’American Diabetes Association (ADA) propone nel 1994 le strategie necessarie per raggiungere un buon controllo glicometabolico, sotto il nome di Medical Nutrition Therapy (MNT) come componente essenziale nella gestione della malattia diabetica e del suo autocontrollo. Gli obiettivi della MNT sono quelli di incidere sulle abitudini alimentari, proponendo scelte adeguate dei nutrienti in termini quali/quantitativi, integrandole con cambiamenti dello stile di vita e promozione dell’attività fisica. Per raggiungere tali obiettivi è necessario abbandonare il concetto di dieta rigidamente pianificata. La MNT deve essere invece individualizzata sulla base delle abitudini alimentari (ADA 1994) attraverso l’intervento di diverse figure professionali quale il Diabetologo e il Nutrizionista. Lo scopo della Terapia Nutrizionale è quello di:
· ottenere e mantenere il compenso metabolico ottimale e il controllo dei valori di glicemia, HbA1c, LDL-colesterolo, HDL-colesterolo, trigliceridi, pressione arteriosa e peso corporeo;
· migliorare lo stato di salute attra verso adeguate scelte alimentari e promozione dell’attività fisica;
· raggiungere i fabbisogni nutrizionali individuali tenendo in considerazione le preferenze culturali e personali e rispettando desideri e volontà dell’individuo;
· modificare l’assunzione di nutrienti e lo stile di vita con scelte finalizzate alla prevenzione e trattamento delle complicanze croniche e le co-morbidità del diabete come obesità, dislipidemia, malattia cardiovascolare, ipertensione e nefropatia.

I carboidrati della dieta. L’indice glicemico. I CHO (carboidrati o comunemente chiamati zuccheri) sono il macronutriente maggiormente responsabile dell’andamento glicemico, che risulta influenzato sia dalla quantità che dal tipo di CHO presenti nel pasto oltre che da altri fattori (stato fisico degli alimenti, presenza di altri componenti come grassi e fibre). L’indice glicemico è il parametro di riferimento tra l’area di incremento della glicemia, dato da un tipo di alimento, e quella ottenuta con l’alimento di riferimento (di solito glucosio o pane bianco) contenente gli stessi grammi di CHO.

Counting dei carboidrati
I CHO sono il macronutriente maggiormente responsabile dell’andamento glicemico. L’aumento post-prandiale (dopo i pasti) della glicemia, dopo un pasto misto, è determinato dal quantitativo di CHO del pasto ed il fabbisogno insulinico pre-prandiale (prima dei pasti) è proporzionale al contenuto di CHO del pasto stesso.
Comunemente le persone credono che gli unici cibi che contengono CHO siano cereali, pasta e pane e non realizzano che anche legumi, tuberi, frutta, latte, bevande commerciali e alimenti impanati, contengono CHO.
Si deve comprendere che i termini CHO, amidi, glucidi, zuccheri, sono di fondo sinonimi per indicare sostanze che una volta ingerite e digerite si trasformano in glucosio e, quindi, in aumento di glicemia.
Molto spesso si dava particolare en fasi nel suddividere i CHO in semplici e complessi, in veloci e lenti ed i pazienti ritengono che lo zucchero ed i dolci debbano essere esclusi dalla cor retta alimentazione del diabetico. Più che la fonte ed il tipo ad influenzare la glicemia è il quantitativo di CHO assunti, pertanto il paziente deve es sere in grado di identificare questo quantitativo nei singoli alimenti.
La metodica più applicabile appare quella del “calcolo dei grammi di CHO”, secondo la quale bisogna contare i valori esatti dei CHO presenti negli alimenti consumati.
Per sapere qual è l’esatto contenuto di CHO negli alimenti si può fare ricorso alle tabelle di composizione degli alimenti dove sono riportati i grammi di CHO per 100 g di prodotto.
E’ indispensabile sviluppare dei programmi educativi per permettere al paziente di poter stimare i grammi di CHO nelle porzioni abitualmente consumate, partendo dagli alimenti di uso più frequente per arrivare a quelli più complessi. Per far questo diventa indispensabile che il paziente sia in grado di esercitarsi a pesare gli alimenti a crudo ed a cotto, di saper leggere le etichette alimentari, di saper utilizzare strumenti alternativi per la stima della porzione consumata e utilizzare le tabelle fornite dal nutrizionista.

28 gennaio 2010

Chiacchiere di Carnevale, un piacere da soddisfare.



Piccoli accorgimenti su come rendere il dolce di Carnevale più leggero e più salutare, evitando così l’insorgenza di disturbi.


Ingredienti :500gr farina, 50 gr zucchero, 50 gr burro, 2 tuorli + 1 uovo intero, 1 bicchiere di vino bianco, 1 pizzico di sale, 1 bustina di lievito per dolci, 1 bustina di vanillina, olio per friggere.


Tutti conosciamo la bontà delle Chiacchiere di Carnevale, dolce tipico usato più o meno in tutta l’Italia meridionale, presentate con spolverate di cacao amaro o di cannella. Molti sapranno che essendo un dolce fritto và mangiato con moderazione possibilmente ce chi dirà: “…ne mangio solo una perchè è troppo calorica”. Basti pensare che solo 100 g di chiacchiere contengono circa 490 Kcal di cui il 36 % è grasso.
Insisto sempre nel dire che a volte i peccati di gola vanno soddisfatti, soprattutto se abitualmente si segue una sana e corretta alimentazione, perché è importante capire che non è l’evento casuale che ci fa ingrassare (es. mangiare 1-2 volte l’anno le chiacchiere di Carnevale) ma piuttosto l’abitudine di mangiare dolci e fritture frequentemente durante tutto l’anno (es. il cioccolatino dopo il caffè, i dolcini la domenica, le cotolette, le patatine fritte, ecc…).
Per alleggerire o rendere un po’ più salutare le Chiacchiere, anche per chi porta il colesterolo alto, vi consiglio di usare al posto del burro l’”olio di oliva extra vergine” conosciuto sia per le sue proprietà antiossidanti, grazie alla presenza della vit. E, e sia per il fatto che è l’unico grasso a non interferire con la produzione di colesterolo cattivo. Ciò vuol dire che non fa aumentare i livelli di colesterolo nel sangue.
Per la frittura vi consiglio di utilizzare un olio che abbia un “ Punto Fumo” elevato come l’olio di oliva extra vergine o l’olio di arachidi o l’olio di palma raffinato. Il Punto Fumo è la temperatura massima di sopportazione dell’olio in frittura, oltre questo punto iniziano a formarsi sostanze tossiche e cancerogene come l’ “Acroleina” che è irritante per la mucosa gastrica (e quindi dannosa soprattutto per chi soffre di gastrite, esofagite, ulcere gastriche …) è nociva per il fegato (provoca un aumento delle transaminasi, dannosa soprattutto per chi soffre di steatosi, epatite, cirrosi …) ed è capace di alterare anche il sapore e gli odori degli alimenti. Vi consiglio vivamente, quindi, di non utilizzare: l’olio di girasole o di semi di girasole, di oli vari, di mais e di soia perché hanno un Punto Fumo troppo basso. E’ importante stare attenti al colore dell’olio durante la frittura, cambiamenti di colore tendenti al marroncino indicano l’inizio dell’alterazione dell’olio, in tal caso mai aggiungere dell’olio fresco ma piuttosto buttare l’olio fritto e mettere nella padella dell’olio nuovo.
Le Chiacchiere vanno tolte dalla padella ancora bianche, in questo modo eviterete la formazione di un composto cancerogeno chiamato “Acrilamide” che contribuisce all’insorgenza del tumore al seno.
Dopo la frittura sistemate le chiacchiere su un cuscino di tovaglioli assorbenti (che andrà cambiato spesso) evitando di metterli una sopra l’altra. Lasciateli riposare il tempo necessario perché tutto l’olio sia assorbito e quando le chiacchiere si saranno asciugate riponetele su un vassoio e spolveratele con zucchero a velo e cannella o cioccolato amaro. Ualà il piatto è servito!
Dott. Simona Sampirisi

25 gennaio 2010

La resa dei conti tra feste e peso


Come di consuetudine, ogni anno, ci ritroviamo a Gennaio a dover fare i conti con la realtà del peso acquisito nel mese di Dicembre in cui le feste natalizie e i cenoni ci divertono, ci entusiasmano e ci fanno dimenticare le regole fondamentali di una corretta e sana alimentazione.
Ho sentito molto spesso la frase: “solo un pazzo inizierebbe una dieta sotto Natale, ormai mi godo i cenoni e a Gennaio se ne pensa”. Quanti di voi non l’hanno detto?
Purtroppo non è solo il peso ad aumentare ma molto spesso anche il colesterolo, la glicemia nei diabetici, la pressione, i trigliceridi e i disturbi per chi soffre di esofagite. Ma allora come rimediare al danno?
Bisogna capire che il nostro organismo è come una macchina, se non usiamo del buon carburante il motore si sporca e non funziona bene, per tale motivo è opportuno seguire inizialmente un’alimentazione disintossicante, ciò vuol dire priva di eccessi di grassi e colesterolo ma ricca di verdure e ortaggi. Prima cosa non vanno assolutamente eliminati pasta, pane e frutta (questo vale sopratutto per chi ha il diabete) ma vanno semplicemente ridotte le quantità, prediligere sempre pasta con verdure o semplici con sugo; la carne và mangiata preferibilmente la sera accompagnata da verdura e un filo di olio extra vergine di oliva ed è molto importante variare la fettina di vitello con il petto di pollo, con il manzo e con il maiale magro; il pesce andrebbe mangiato almeno 2 volte a settimana e preferibilmente la sera scegliendo tra le varietà del pesce azzurro (alice, sgombro, sarde) ma vanno bene anche il merluzzo e la sogliola; l’uovo, al contrario di come si potrebbe pensare, non và eliminato nemmeno per chi porta il colesterolo alto ma anzi và mangiato almeno una volta a settimana.
Sono da evitare tutti i grassi come: Burro, margarine, strutto, sugna e oli per fritture.
Mi rendo conto che, come succede in molte famiglie, si hanno ancora dei panettoni e pandori da consumare e allora il comune pensiero è: “Ormai li abbiamo comprati e li dobbiamo mangiare, mica li possiamo buttare!”. Vero! Il cibo non si butta ma se usato con diligenza non tutti i mali vengono per nuocere. Così la domenica, giorno in cui si è più propensi a mangiare bocconcini e dolci fatti in casa dopo una settimana in cui si è seguita una sana alimentazione, si potranno consumare dopo il pranzo una fetta di pandoro o di panettone evitando, quindi, si acquistare dolci e spendere ulteriore denaro.
In oltre, per accelerare gli effetti benefici dell’alimentazione disintossicante, è opportuno svolgere dell’attività fisica che consista non nel sollevare pesi (che non provoca nessun consumo di ossigeno e quindi non brucia grassi) ma fare invece: aerobica, corsa, piscina, calcio, ballo ecc., ossia tutte quelle attività in cui è previsto un costante consumo di ossigeno e una accentuata sudorazione. Mi è capitato, passeggiando per la Villa Comunale di Caltagirone, di vedere delle persone in tuta che praticavano la corsa ma c’èra anche chi, vestito normalmente e di età avanzata, camminava a passo sostenuto facendo più volte il perimetro della villa, controllando la respirazione e soprattutto sudando. Consiglio a tutti di seguire quest’ultimo esempio perché è una delle attività fisiche facile da praticare a qualunque età, per nulla costosa, efficace nel bruciare grassi soprattutto dall’addome in giù e, senz’altro, ci consente di respirare l’aria pulita e serena resa possibile dagli alberi della nostra Villa Comunale.
Dott.ssa Simona Sampirisi

1 gennaio 2010

di cosa ci occupiamo



TERAPIA  NUTRIZIONALE    per:
*     Diabete mellito 1 e 2 (anche con il microinfusore),
*     Diabete gestazionale, Obesità adulta e infantile
*     Dislipidemie, Ipercolesterolemia,
*     Sindrome Metabolica, errori congeniti del metabolismo
*     Malattie infiammatorie dell’intestino, Ulcere,
*     Enterostomie, resezione gastrica
*     Dispepsia, Stipsi, Diarree, Disfagie, Esofagite,
*     Gastrite, Coliti, Malassorbimento
*     Malattie del fegato (steatosi, epatite, cirrosi, ascite),
*     malattie del Pancreas, Neoplasie intestinali
*     Litiasi, Insufficienza renale cronica e acuta,
*     Malattie della Tiroide, Osteoporosi
*     Allergie e intolleranze Alimentari, Malattia Celiaca
*     Ipertensione arteriosa, Infarto del miocardio e insufficienza cardiaca, Ictus
*     Neoplasia (tumore), lipodistrofia HIV correlata
*     Disturbi del comportamento alimentare (bulimia, anoressia, sindrome da abbuffamento)

PIANI NUTRIZIONALI   per:
è Attività sportiva agonistica e amatoriale
è Gravidanza e allattamento
è Diete dimagranti mirate
è Diete ingrassanti        



Manuali di Autocontrollo
HACCP
con
Piani di Campionamento e
Analisi di Laboratorio su Alimenti


TABELLE DIETETICHE
  per:
Case di riposo
Case famiglia
Strutture extraospedaliere
Mense scolastiche e asili


CORSI   PER   ALIMENTARISTI
sostitutivo al libretto di idoneità sanitaria
art. 12 della legge regionale n. 5/2005